martedì 4 febbraio 2014

#014

Le parole sono come le donne, la scrittura è come tutto quello che hai imparato nella vita a proposito dell'amore, che può essere anche poco o niente, ma ti ci devi confrontare, per forza. Nel corso di un'esistenza sono molte o poche le donne che incroci, ma ci sono e sono tutte diverse tra loro, non necessariamente una meglio dell'altra, una più importante dell'altra, semplicemente diverse. Soprattutto sono diversi i motivi che ti spingono a condividere parti del tuo percorso con un'altra persona.

Puoi passare la nottata più bella della tua vita con una persona di cui non ti importerà assolutamente niente la mattina dopo e, stai sicuro, passerai tante delle peggiori nottate della tua vita al fianco della persona con cui questa vita la vuoi portare avanti, fino alla fine, tutto è relativo. Così puoi passare degli anni scegliendo di essere felice, pacifico, preferendo il meglio, secondo l'idea comune, rinunciando consapevolmente a qualche emozione, all'imprevisto, alle delusioni.
Si tratta solo di capire quale strada scegliere, o almeno quale preferire tra le tante percorribili, non si può scegliere il meglio assoluto, ma solo il meno peggio e questo non è pessimismo, tutt'altro. Puoi sperare che la tua scelta sia quella meno sbagliata, che duri il più a lungo possibile, magari fino alla fine, non ne avrai mai la certezza e forse è proprio questo che la rende più sopportabile. L'insita insicurezza in qualche modo compensa tutto quello che non stai conoscendo e non conoscerai forse mai più, non del tutto, ma è sempre meglio della disperazione portata da un'eventuale consapevolezza che la tua scelta conduce solo alla privazione, senza nulla in cambio.

Ci sono tanti motivi per scegliere una donna, per stare con lei, così come ci sono tanti motivi per scrivere. All'inizio, quando sei giovane e inesperto, non ne conosci nemmeno uno, sai solo che devi farlo, che devi imparare a conoscerne tutti i segreti. Così imbratti pagine di carta, virtuali, con i tuoi pensieri, con quelli che credi possano essere virgulti di poesia pronti a sbocciare. Ti muovi un po' a tentoni nel complicato mondo della seduzione, tentando i colpi e imparando dai successi, pochi, e dagli errori, molti di più. Ma un po' alla volta inizi a governare i mezzi che muovono l'amore, che allineano le parole. Capisci qual è la tua strada, la prendi, di solito è quella più intrigante, meno rassicurante, provi a convincerti che il tuo spirito è fatto per la libertà, per la scoperta. Col tempo ti stancherai e capirai come maneggiare in maniera più razionale quello che hai imparato, inizierai a fare un uso più intelligente e redditizio delle parole, sceglierai la sicurezza di sapere cosa dovrai scrivere domani, a fianco di chi chiuderai gli occhi stasera. All'inizio ti riprometti che non dimenticherai mai chi sei, non metterai mai da parte il furore che ti ha sospinto fino a questo porto sicuro, l'ingenuità che ti ha permesso di guardare al futuro con occhi sempre nuovi, pronti a divorare tutta un'esistenza. Te lo riprometti ma difficilmente riuscirai a tener fede alla tua parola, subentra l'abitudine, la sicurezza è una coperta tenuta calda da qualcun altro pronta ad accoglierti ogni volta che ne hai bisogno e capiterà sempre più spesso. Fino a quando non ricorderai nemmeno com'era quando avevi freddo e non c'era nessuno a riscaldarti e allora te lo dovevi andare a cercare, il caldo, come quando fissi una pagina bianca in attesa che la tempesta che hai in testa non inizi ad alimentare un fiume furioso da percorrere dalla sorgente fino al mare.

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La bonaccia, lo sanno i marinai, è spesso peggio della burrasca, soprattutto perché non sai quanto può durare e c'è ben poco che puoi fare per uscirne, non c'è niente da combattere. Ma questo non significa che non finirà mai, può succedere in qualsiasi momento, improvvisamente e irreversibilmente, senza darti il tempo di organizzare una risposta alle onde che di lì a poco proveranno a travolgerti. In quel momento devi ricordarti le promesse che ti sei fatto da giovane, il furore e l'ingenuità, perché ti servirà. Non hai più voglia di mettere in ordine le parole con la disciplina di uno scolaretto o di uno stagista in un grande quotidiano. Le parole vuoi tornare a vomitarle, a sputarle fuori, lasciandoti stupire dalla loro stessa presenza, vedendole come un corpo estraneo che nemmeno sapevi di avere nel tuo stomaco, che per troppo tempo avevi digerito ed espulso nel più indolore, ma anche più improduttivo (non secondo le leggi di mercato), dei modi.

Non è facile tornare a giocare osservando regole che hai ormai dimenticato, con codici che non conosci più e che devi riscoprire prima ancora di rimparare. Ma lo fai e poco alla volta riscopri quanto era esaltante iniziare a scrivere senza sapere dove saresti arrivato poi, uscire di casa senza sapere con chi saresti tornato poi. Ma non sei più un ragazzino e la stabilità se pure non ti piace ti serve, non puoi rinunciarci più, devi cercare e devi trovare il modo di far convivere le due anime insieme. Lo dicevi anche prima ma ora sei molto più pronto a domare le onde, perché non si impara la strada che collega il paradiso all'inferno facendola una sola volta, hai bisogno di percorrerla in entrambe le direzioni, una, due, tre volte. Solo così saprai come andare da un posto all'altro senza il rischio di non saper più tornare.

Ho scelto di mettermi un foglio bianco davanti per tornare a fare l'amore con le parole, dopo tanti anni di more uxorio, non che in tutto questo tempo non ci abbia mai pensato, forse lo facevo ogni giorno, ma si parlava appunto di quanto la bonaccia sia più infida della tempesta. Sto ripercorrendo la strada verso l'inferno, spero sia sempre il bel posto che ricordo, confidando di saper ritornare in su quando lo vorrò, una volta e poi una volta ancora. Perché il viaggio è forse la parte migliore. Come sentire di innamorarsi di nuovo, come sedurre una sconosciuta per una sera, come scrivere su commissione, come lasciarsi scopare dalle parole.