sabato 29 marzo 2008

Come una sera, colto da un pugno allo stomaco

Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà. E io stasera potrei stare a ricordare all'infinito, potrei confondere tutti i giorni che sono passati gli uni dentro gli altri, ma proverò a essere poco dispersivo. Avete notato quanto è bella la parola "gli"? Voglio pensare solo a quanto ti ho aspettato, quando pioveva, ma io ero sotto quel castagno e niente poteva bagnarmi. Ti ho aspettato per una mattinata intera, forse anche di più, con un po di relativismo potrei dire di averti aspettato per una vita intera, ma sarebbe come vantarsi di essere stato all'inferno per un attimo e poi via, in superficie.

Li ricordi i nostri piedi? Si intrecciavano come serpi voluttuose, credimi, non ho mai goduto come quella notte, pensavo il mondo e l'intera esistenza fossero miei. E invece tu saresti svanita come un sogno al mattino e sembra assurdo ma non ci siamo mai più incontrati. Almeno, se non conti quelle volte senza senso, quelle volte che stavamo a contemplare quello che non saremmo mai stati. Eppure quella mattina sembravamo fatti l'uno per l'altra, l'uno nell'altra.

E io ora mi fermerei, andrei da capo, ma vecchie abitudini mi fanno seguire schemi prestabiliti. Sono ubriaco, che c'è di male? Non ho mai preteso di essere un'eroe, uno di quelli che non crollano mai, ho sempre cercato di restare in equilibrio. Equilibrio, sembra già troppo spericolato... In realtà il mio obiettivo era semplicemente quello di restare in piedi, barcollando senza cedere alla fottuta forza di gravità, maledetta la forza di gravità.

Quante persone hai incrociato sulla tua autostrada del sole? Scommetto che sono abbastanza ma non ne ricordi nemmeno una. Io non voglio farti sentire a disagio, non voglio fare incrociare te stessa allo specchio, mi piacerebbe soltanto che ogni tanto pensassi a me, come io penso a te. Starei molto meglio, lo so, è infantile, ma è ciò di cui io mi cibo, dei piccoli momenti, dei quindici euro spesi per un negroni, della timidezza fatta per avere la meglio sulle tue emozioni.

Mi è piaciuto, ne avrei voluto ancora, ma ti ringrazio. Il poco che mi hai dato mi è bastato e mi basterà per molti anni ancora.