martedì 9 ottobre 2007

Forex receipt girl

Questa storia parla di un uomo. Uno come tanti, forse un po' peggiore, forse un po' più romantico.
Quest'uomo un giorno mentre pensa di dover badare solo ai fatti suoi vede una donna.
Questa donna probabilmente è normale, come tante altre donne, ma per lui è bellissima.
E' importante sapere che quest'uomo ha un debole per la diversità. E questa donna era diversa, i dettagli sono poco utili alla storia, ma erano questi a renderla unica ai suoi occhi.
L'uomo se ne innamora subito, o almeno ne è fermamente convinto, ma la timidezza gli impedisce di comunicarlo a lei in maniera diretta e repentina. Sa, in cuor suo, che non deve lasciarsela scappare, ma non sa come fare. In pratica la lascia scappare.
Ma quest'uomo, come il lettore non mancherà di ricordare è un po' più romantico.
Aveva pensato ben di farle recapitare uno sgangherato bigliettino con il quale, in maniera piuttosto confusionaria, in pratica metteva la donna a conoscenza delle sue intenzioni abortite.

Ora la trovata sarà anche romantica, forse leggermente codarda, con buona probabilità banale, ma soprattutto molto simile ad una tortura.
Le prime ore dalla consegna sgangherata passano via veloci, complici l'alcool e l'eccitazione, l'eccitazione e l'alcool.
Nella mente dell'uomo romantico nessuna nube passa, nemmeno per sbaglio. Il suo cuore è come il sole in una di quella giornate invernali in cui l'azzurro del cielo lascia intuire tutto il suo gelo ma l'astro, appunto, è l'unica fonte di calore che pur tuttavia invita le signorine a scoprirsi, solo un po', come per scherzo o per sfida.
Ecco, questa divagazione serviva solo per dare un po' l'idea circa lo stato d'animo del romeo.
Solo che poi l'eccitazione passa e l'alcool, in genere, si vomita. Il giorno dopo le certezze vengono meno e un uomo un po' più romantico inizia a diventare anche un po' più scettico.
Allora sente l'esigenza di fare qualcosa, di rimediare alla sua scarsa decisione del giorno prima.
Ok, in pratica la storia che volevo raccontare comincia da qui.

L'altro pomeriggio passeggiavo per Skeppsholmen quando uno strano individuo ha attirato la mia attenzione. Più che la sua figura mi ha colpito un cartello (di cui ho una fotografia) sul quale c'era scritto:"I desperately need to talk with someone...", più qualcosa riguardo la follia che non ricordo con precisione.
Alla vista di quell'appello oltremodo disperato non ho potuto che fermarmi e parlare con lui, un po' per curiosità,un po' per pura solidarietà.
Se il cartello ha attirato la mia attenzione tutto il resto non era certo passato inosservato, in ordine sparso vi elenco tutti gli oggetti mi si paravano agli occhi: un accendino, due sassi, un bastone, un pacchetto di sigarette americane, tre lattine di birra svedese, una penna, un telefono cellulare, uno zaino, un cappello di paglia, una macchina fotografica e chissà quant'altra roba che ora non ricordo.
Dove eravamo rimasti?
Ah, mi sono fermato a parlare con lui. Ha subito cominciato con la sua vicenda, della donna di cui si era innamorato, del goffo tentativo di mettersi in contatto con lei, dell'eccitazione e dell'alcool, dello scetticismo e di ora.
Il presente, questo era il dettaglio della storia che più mi aveva affascinato.
Quest'uomo da mesi ormai, non ricordava nemmeno lui con precisione quanti ne fossero passati, aspettava ogni giorno quella donna nello stesso identico posto, nello stesso identico arco di tempo. E ogni giorno passate le ore che andavano dalle 18,17 alle 20,34 raccoglieva le sue cose e tornava a casa.
Passava queste due ore a leggere, a bere, a fare fotografie al posto vuoto dove lei era stata seduta, sognando di vederla arrivare.
Ogni tanto guardava verso il ponte, gli sembrava di scorgerla. Il suo cuore cominciava a battere più forte e mano mano che si avvicinava nella sua testa si alternava la sensazione che fosse davvero lei alla delusione che invece fosse soltanto una qualunque altra persona, iniziava a tremare quasi come se quello che stava aspettando da mesi adesso iniziasse a fargli paura e gli capitava anche di sperare solo per un attimo che non fosse lei. In genere era così, ma non ne era felice, anzi si disperava. Allora prendeva un altro generoso sorso di birra e ricominciava ad aspettare.
Talvolta riceveva anche delle visite da amici premurosi, che provavano ad alleviargli l'attesa. Ci chiacchierava un po' e poi tornava a esporre il suo cartello, I desperately...

Poi mi sono fermato io, sono stato per una volta quel qualcuno di cui aveva disperatamente bisogno. Ho avuto la fortuna di ascoltare questa storia che altrimenti, come la maggior parte dei giorni, sarebbe finita scritta su un piccolo quaderno a penna rossa, strappata e poi ripiegata e riposta sotto due pietre ed un bastone, nel preciso punto in cui lui era seduto quando per la prima e, per ora, ultima volta aveva giocato a rincorrersi gli sguardi con lei.
Ora ho rivisto anche la foto che avevo fatto al cartello e rileggendo la parte scritta in piccolo e in corsivo sento che questa sia la chiave di lettura di tutta la storia.

Recita precisamente così:"La follia è il più grande orgasmo che si possa immaginare di provare!".

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